La Psicologia pubblica in Piemonte riparte
Con l’ufficialità della fuoriuscita della regione Piemonte dal piano di rientro cui si è dovuta sottoporre in questi ultimi due anni, debiti peraltro tutti ascrivibili al comparto sanitario, finalmente, anche la psicologia pubblica riparte dopo anni di stagnazione.
Questi ultimi due anni ci ha visti alle prese con la necessaria presa d’atto di dover entrare anche noi psicologi nei meccanismi di revisione della spesa e della rete sanitaria. Questo ha significato, oltre al blocco totale del turnover – tasto di certo dolente per noi psicologi in Piemonte – anche la necessaria revisione della rete delle strutture di psicologia incardinate in questi anni nella sanità piemontese.
DA DOVE SIAMO PARTITI. Come dicevo, siamo partiti dal blocco totale del turnover, e da un rete di strutture semplici, dipartimentali e complesse che, faticosamente, erano cresciute in questi anni. Una presenza, quella degli psicologi che, pur con alcune problematiche da affrontare, si presentava ben assestata in ottica di servizi e di prestazioni offerte ai cittadini piemontesi.
Chiaro quindi che, facendo riferimento ad una sanità come quella piemontese, pressoché commissariata (impossibilitata quindi a poter fare in autonomia qualsivoglia attività di programmazione e di sviluppo), e che necessitava di conseguenza di misure straordinarie di revisione, anche la psicologia, volente o nolente, è dovuta rientrare in questo percorso.
Per dare qualche dato,, da una rete di cinque strutture complesse (SC), siamo passati, a seguito della revisione delle reti territoriali e ospedaliere, a due sole SC. Da qui siamo partiti.
GOVERNARE IL CAMBIAMENTO. Nei rapporti istituzionali portati avanti in questa delicata fase con i vertici della sanità, si è quindi cercato come Ordine di mantenere il più possibile il focus su una vision di medio periodo, in modo che fosse il più possibile chiaro che, questa fase di ristrutturazione e di cambiamento, con un amplio ridimensionamento della rete, venisse inserita in un piano di rilancio e di sviluppo una volta usciti ufficialmente dal piano di rientro. Questa è stata la traccia che ho voluto seguire e percorrere nei rapporti con i vertici della sanità regionale piemontese.
IN DIECI ANNI, DIMEZZATI GLI PSICOLOGI NEL SSNN. Questo è il dato ufficiale che ho voluto portare, il 17 marzo scorso, nell’ultima riunione in assessorato sanità con il nuovo direttore della Sanità piemontese Renato Botti che ha da pochi mesi preso il posto di Fulvio Moirano. Sempre al Direttore Botti, ed al Direttore della rete territoriale Vittorio De Micheli, ho voluto ricordare il percorso fatto di cui ho accennato poc’anzi.
Il messaggio è stato quindi: serve, ora che siamo usciti dal piano di rientro, rilanciare e reinvestire nella psicologia e negli psicologi, serve costruire una nuova rete regionale di psicologia, serve riaprire i concorsi, questo, anche alla luce dell’approvazione dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che mettono ancor più in evidenza le prestazioni psicologiche verso la cittadinanza.
Il dato del dimezzamento degli psicologi strutturati nei prossimi dieci anni è purtroppo da prendere alla lettera. Ho avuto modo di avere i dati dei dirigenti psicologi ad oggi in servizio. Facendo le proiezioni di pensionamento da qui ai prossimi venti anni, il dato che emerge con forza è che, a fronte dei circa 300 dirigenti psicologi in servizio, fra dieci anni, a causa dei naturali pensionamenti, ed evidentemente del blocco del turnover, la popolazione di psicologi sarà dimezzata e chiaramente con un’età media molto elevata. Un dato che, sono certo, ha fatto riflettere l’assessorato alla sanità piemontese.
SI RIPARTE. Qualche timido segnale di ripartenza c’è. Sono stati anni di duro lavoro, di conflitti, anche e sopratutto all’interno della categoria. Chiaro che a fronte di un grosso cambiamento del sistema sanitario pubblico ha messo a soqquadro l’intero sistema della psicologia pubblica. Ed ho cercato in questi anni, nelle mie vesti di presidente OPP con delega per la sanità pubblica, di governare il più possibile questo caos, questi cambiamenti, questo percorso il quale, se visto solo con gli occhi del presente, rischiava di focalizzarsi solo su quel che si stava perdendo. Ma, come già più volte detto, è stato fondamentale dare e costruire, nei rapporti con la direzione sanità, una vision di medio periodo, una vision di sviluppo.
UN NUOVO INIZIO. Qualche segnale quindi c’è. Segnali che ci possono far davvero dire che anche la psicologia pubblica piemontese può ripartire a costruire. In molte parti della regione si stanno ampliando le ore e i rapporti con la specialistica convenzionata, in qualche ASL si sta iniziando a parlare di concorsi per psicologi e, in ultimo, a breve, ci sarà una nuova riunione tra alcuni responsabili ed ex responsabili di strutture di psicologia in regione Piemonte, con l’obiettivo di iniziare a pensare alla ricostruzione ed al rilancio della psicologia pubblica piemontese, e della rete delle strutture di psicologia che, a partire da quanto rimasto in essere, verrà certamente ampliata.
Buon lavoro a tutti noi.
Alessandro Lombardo